È bastata una settimana per fare partire concretamente il "piano anticrisi" messo a punto da Neafidi e da Confindustria Veneto e subito recepito dalla Regione. Ne serviranno al massimo altre tre o quattro per firmare gli accordi con le banche e per varare il regolamento applicativo, che verrà messo a punto con la collaborazione dei presidenti delle varie Confindustrie territoriali.
Poi per le aziende non ci dovrebbero più essere problemi di liquidità e di circolante grazie a una dotazione di 300 milioni di euro.
Il meccanismo è semplice e, a giudicare dall'interesse che ha suscitato, si avvia a diventare un modello per l'Italia. La Regione ha subito stanziato 3,6 milioni; il Neafidi, che ha riunito i precedenti Confidi di gran parte della province venete, ne mette altrettanti; quanto basta per arrivare a 9 milioni che dovrebbero essere aggiunti dalle Camere di commercio, anche se una decisione non è ancora stata presa.
La soglia serve a coprire il 3% che è il rischio massimo previsto su un fondo di 300 milioni che sarà costituito dalle banche e garantito al 50% sempre da Neafidi. «Con le banche stiamo stringendo i tempi – dice Antonio Favrin, presidente di Neafidi – ma la risposta mi pare positiva. Certamente vanno considerati tre aspetti negli accordi che andremo a sottoscrivere : la garanzia della liquidità; il costo del denaro, che dovrà avere un adeguato appeal ed essere quasi un investimento per gli istituti visto che si va ad ossigenare quelle Pmi che sono il loro core business; e le regole di gestione degli affidamenti.»
«Il risultato è eccellente – aggiunge il presidente di Confindustria Veneto Andrea Riello – ed è il frutto del lavoro, della volontà ma anche della coesione degli imprenditori che hanno trovato nella Regione una risposta tempestiva.»
L'obiettivo condiviso è in realtà di più ampia portata, come confermano sia Confindustria che Isi Coppola, l'assessore al Bilancio che ha reperito i fondi, e Vendemiano Sartor, l'assessore all'Economia che ha definito il quadro strategico in cui operare. Le Pmi sono solo una componente di un sistema che parte dalle famiglie e dai loro consumi, passa attraverso il commercio, poi all'artigianato ed arriva all'industria. È l'intero sistema che deve girare a pieno ritmo per autosostenersi. Se questa è la prima risposta all'emergenza, dalla Regione sono in arrivo altri stanziamenti per i Consorzi fidi di artigiani e commercianti ma anche un più articolato piano di accesso ai fondi comunitari per le garanzie alle imprese. «La Regione ha compreso l'emergenza – chiarisce Favrin – e si è affidata ai nostri sistemi di Consorzi che hanno una mappatura del territorio e delle diverse realtà economiche e sono in grado di dare risposte veloci alla domanda di credito che arriverà dalle imprese».
«È un po' come avviene nel primo approccio con un'azienda, prima si guarda ad assicurare la cassa e la relativa liquidità, poi si fanno i piani a medio e lungo termine – dice ancora il presidente di Neafidi – e in questa direzione stiamo già lavorando in stretta sinergia con la finanziaria Veneto sviluppo. Adesso andiamo a coprire le necessità per le tredicesime, per pagare i fornitori, per costituire il magazzino necessario. Poi proseguiremo sulla via degli investimenti più strutturati senza alcuna soluzione di continuità.»
«Il Veneto punta ad essere ancora una volta un modello, anche per uscire dalla crisi e definire un nuovo dialogo tra istituzioni, finanza ed imprese – conclude Favrin – e la nostra azione potrà essere sicuramente ancora più forte ed incisiva se riusciremo a coinvolgere tutto il tessuto regionale, innescando una collaborazione costruttiva per ridare al territorio slancio e competitività.»
